paese sera fondo nero

SEGUICI SU

Putin e la tregua: l’Europa di fronte a un bivio strategico

Putin e la tregua: l’Europa di fronte a un bivio strategico
Fonte foto: commons.wikimedia.org

Oggi, 14 marzo 2025, il mondo osserva con apprensione l’evolversi della guerra in Ucraina. La recente proposta di tregua avanzata da Mosca assume un significato ambiguo e inquietante. Vladimir Putin, dopo anni di conflitto logorante, sembra pronto a negoziare. Ma a quale prezzo? E soprattutto, cosa conviene all’Europa in questo momento critico?

Le condizioni trapelate parlano di un riconoscimento delle annessioni delle regioni ucraine occupate, una neutralità imposta a Kiev e lo stop definitivo all’adesione all’UE e alla NATO. Praticamente, un atto di sottomissione più che un accordo di pace. D’altra parte, si può davvero pensare che Putin possa accettare di ritirarsi senza ottenere nulla in cambio?

Kiev, dal canto suo, difficilmente potrebbe accettare un tale diktat. Il presidente Zelensky si è sempre detto pronto a negoziare, ma non sulla sovranità del suo Paese. E l’Europa? Vuole la pace, certo, ma può accettare un accordo che legittimi l’invasione russa e che trasformi l’Ucraina in uno Stato fantoccio sotto influenza moscovita?

 

Potrebbe interessarti anche: Telefonata storica tra Trump e Putin: un nuovo spiraglio per la pace

 

Il ruolo degli Stati Uniti: tra polemiche e realismo strategico

La recente visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca ha scatenato un vero e proprio terremoto diplomatico. L’incontro con Donald Trump si è trasformato in un confronto teso, culminato con l’annullamento di una conferenza stampa congiunta e l’interruzione dei colloqui su un accordo di partenariato economico. Trump ha espresso frustrazione per la presunta ingratitudine dell’Ucraina e ha sottolineato come gli USA non possano farsi carico a tempo indeterminato di un conflitto che l’Europa stessa fatica a gestire autonomamente.

Le dichiarazioni di Trump possono apparire eccessive nei toni, ma riflettono una realtà politica che non può essere ignorata. Gli Stati Uniti hanno speso oltre 150 miliardi di dollari in aiuti militari ed economici all’Ucraina dall’inizio del conflitto, mentre alcuni alleati europei hanno contribuito in misura nettamente inferiore. In un’America sempre più concentrata sulle proprie questioni interne – dalla crisi del debito pubblico alla competizione con la Cina – è inevitabile che si chieda se l’impegno in Ucraina sia ancora sostenibile senza un maggiore coinvolgimento finanziario da parte dell’Europa.

 

Leggi ancheTrump sospende gli aiuti militari all’Ucraina e minaccia l’Ue con i dazi

 

L’Europa può permettersi di ignorare questa posizione? Se gli USA dovessero ridurre il loro supporto, chi colmerebbe il vuoto? Francia e Germania hanno aumentato i loro aiuti a Kiev, ma restano ancora lontane dai livelli di Washington. L’ipotesi di un’Europa più autonoma nella difesa diventa quindi sempre più concreta, ma siamo pronti a sostenerne i costi e le conseguenze strategiche?

 

La posizione dell’Italia: equilibrio tra alleanze e interessi nazionali

In questo contesto complesso, l’Italia gioca un ruolo delicato. La premier Giorgia Meloni ha proposto di estendere l’ombrello difensivo della NATO all’Ucraina, offrendo garanzie di sicurezza senza un’adesione formale all’Alleanza. Una soluzione che potrebbe rappresentare un compromesso accettabile sia per Kiev che per chi, in Occidente, teme un’escalation diretta con Mosca. Zelensky ha chiesto ulteriori dettagli su questa proposta, cercando rassicurazioni concrete.

La politica estera di Meloni si muove su un filo sottile: da un lato, mantenere il pieno appoggio all’Ucraina, dall’altro, preservare i rapporti con un’Unione Europea non sempre compatta su questo fronte e con un’amministrazione americana imprevedibile. Non va dimenticato che l’Italia ha interessi economici cruciali legati alle decisioni statunitensi, e il rischio di tensioni commerciali con Washington potrebbe avere ripercussioni significative per il nostro Paese.

 

Cosa conviene all’Europa?

L’Europa si trova di fronte a un dilemma. Accettare le condizioni russe potrebbe significare legittimare la politica del fatto compiuto, un precedente pericoloso per altre aree instabili. D’altro canto, una guerra infinita è insostenibile sia economicamente che politicamente. Forse è tempo che Bruxelles assuma un ruolo più attivo: non come spettatore, ma come mediatore. Con quale obiettivo? Assicurare una pace che non sia una vittoria per Mosca, ma nemmeno un’umiliazione tale da spingere Putin a nuove avventure militari.

 

E se fosse solo un bluff?

Non possiamo escludere che Putin stia usando la tregua per guadagnare tempo, rafforzarsi militarmente e poi ripartire all’attacco. La Russia ha già usato questa strategia in passato: pensiamo alla guerra in Georgia nel 2008 o all’annessione della Crimea nel 2014.

Quindi, cosa dovrebbe fare l’Europa? Accettare un compromesso che potrebbe rivelarsi una trappola? Oppure rifiutare e continuare a sostenere Kiev a oltranza, con il rischio di prolungare un conflitto sempre più logorante?

Il dilemma è aperto. Ma una cosa è certa: la pace non può essere solo una parola vuota, né un favore concesso da Mosca. Deve essere un accordo solido, che garantisca sicurezza e stabilità. E per ottenerlo, serve una strategia chiara. Bruxelles saprà trovarla?

Federica Nobilio

 

Related Post