La salute globale tra sfide e speranze: la Giornata Mondiale della Salute 2025

La salute globale tra sfide e speranze: la Giornata Mondiale della Salute 2025

Il 7 aprile si celebra la Giornata Mondiale della Salute, un appuntamento annuale istituito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi chiave della salute. La data ricorda l’anniversario di fondazione dell’OMS nel 1948, ma soprattutto rappresenta un’occasione per riflettere sul significato e l’importanza della salute a livello globale e nazionale. Ogni anno viene scelto un tema specifico: per il 2025 il motto è “Healthy beginnings, hopeful futures” – in italiano, “Un inizio sano, un futuro pieno di speranza” – dedicato alla salute materno-infantile. Si tratta di un richiamo a garantire a ogni madre e a ogni neonato l’accesso a cure di qualità sin dai primi passi della vita, condizione indispensabile per comunità prospere in futuro. Non a caso, i numeri globali restano allarmanti: ogni anno quasi 300 mila donne nel mondo perdono la vita per complicanze legate alla gravidanza o al parto, e oltre 2 milioni di neonati muoiono entro il primo mese di vita. Molti di questi decessi sarebbero prevenibili con servizi sanitari adeguati, formati e accessibili ovunque.

Le sfide globali della salute

La Giornata Mondiale della Salute non è solo una ricorrenza simbolica, ma uno specchio delle sfide attuali della salute nel mondo. Tra queste, spiccano le disuguaglianze sanitarie: ancora oggi oltre metà della popolazione mondiale non ha accesso ai servizi sanitari essenziali, e quasi 100 milioni di persone ogni anno precipitano in povertà estrema a causa delle spese mediche. La pandemia di Covid-19 ha drammaticamente evidenziato queste disparità, mostrando come l’accesso a vaccini e cure possa variare enormemente tra diversi Paesi e gruppi sociali. Accanto alle disuguaglianze, l’impatto del cambiamento climatico sulla salute diventa sempre più evidente: l’OMS ha definito il climate change “la più grande minaccia per la salute globale nel XXI secolo”. Ondate di calore estreme, eventi meteorologici violenti, diffusione di malattie tropicali in nuove aree e insicurezza alimentare dovuta alla siccità sono solo alcuni esempi di come il clima influenzi il benessere delle popolazioni. Un’altra sfida pressante è rappresentata dalla salute mentale: disturbi come depressione e ansia sono in aumento ovunque, spesso aggravati dalle incertezze economiche e sociali. La depressione, in particolare, è diventata la principale causa di disabilità a livello globale, colpendo oltre 300 milioni di persone, e tuttavia i servizi di supporto psicologico restano carenti in molti Paesi (Italia compresa). Infine, l’invecchiamento della popolazione pone quesiti nuovi: grazie ai progressi medici si vive più a lungo, ma aumentano le malattie croniche e il bisogno di assistenza per gli anziani. Entro il 2050 la popolazione anziana a livello globale sarà quasi raddoppiata: si stima che una persona su sei nel mondo avrà 65 anni o più (oggi è circa una su undici), con implicazioni profonde per i sistemi sanitari e le economie.

L’Italia e il Lazio: investimenti, criticità e prospettive future

Passando al contesto italiano, la Giornata Mondiale della Salute assume un significato particolare in un Paese che vanta uno dei sistemi sanitari pubblici universale più longevi. Il diritto alla salute è sancito dall’articolo 32 della Costituzione e l’Italia, con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale nel 1978, ha garantito cure mediche a tutta la popolazione indipendentemente dal reddito. Tale conquista, come ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è “una conquista della nostra civiltà, frutto di decenni di impegno civile e mobilitazione popolare, riforme sociali e progressi scientifici”. Allo stesso tempo, Mattarella ha ammonito che “la recente esperienza pandemica ha evidenziato come la salute globale sia vulnerabile e quanto sia cruciale investire in sistemi sanitari robusti, pronti a fronteggiare le emergenze”. In Italia, la pandemia di Covid-19 ha messo a dura prova ospedali e territorio, ma ha anche innescato una riflessione collettiva sull’importanza di rafforzare la sanità pubblica. Negli ultimi anni sono stati stanziati fondi straordinari – ad esempio tramite il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – per ammodernare ospedali, potenziare la medicina del territorio e assumere nuovo personale. Il budget sanitario nazionale nel 2025 ha superato i 136 miliardi di euro, con un incremento rispetto agli anni precedenti, ma gli esperti avvertono che le risorse potrebbero non bastare a coprire i crescenti bisogni di una popolazione che invecchia e le innovazioni terapeutiche costose. L’Italia infatti è un paese sempre più longevo (oltre il 24% dei cittadini ha 65 anni o più e con un basso tasso di natalità: ciò comporta un duplice scenario di maggior domanda di cure e minor forza lavoro disponibile in prospettiva per il settore sanitario. Tra le criticità attuali figurano le lunghe liste d’attesa per visite specialistiche ed esami, la carenza di medici di base e infermieri in alcune aree, e forti disparità regionali nell’offerta di servizi. Nonostante queste sfide, l’Italia continua ad avere indicatori di salute positivi – ad esempio un’alta aspettativa di vita – segno di una base solida su cui costruire i miglioramenti futuri.

Nel Lazio, regione che ospita la capitale e oltre 5,7 milioni di abitanti, le dinamiche nazionali si riflettono con particolari accentuazioni. Da un lato non mancano gli investimenti: con i fondi europei del PNRR la regione ha acquistato macchinari sanitari all’avanguardia (oltre il 90% delle risorse destinate a questo scopo sono già state impegnate), e sta costruendo nuove strutture territoriali come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità per portare l’assistenza più vicino ai cittadini. Dall’altro, vi sono criticità nei tempi di realizzazione: al marzo 2025 risultava completato solo il 59% delle Case della Comunità previste e il 49% degli Ospedali di Comunità, percentuali inferiori alla media nazionale, con il rischio di ritardi che potrebbero far perdere finanziamenti se le opere non saranno concluse entro il 2026. Un ulteriore nodo è la carenza di personale: sindacati e operatori segnalano che senza adeguate nuove assunzioni di medici e infermieri, le nuove strutture potrebbero faticare a entrare pienamente in funzione. Nonostante ciò, le aspettative per il futuro restano positive: l’amministrazione regionale punta a ridurre le liste d’attesa (già in calo in alcuni settori chiave, come l’oncologia chirurgica) e a rafforzare la rete di servizi sul territorio, anche attraverso la digitalizzazione e la telemedicina. L’obiettivo condiviso è quello di un sistema sanitario laziale più prossimo, efficiente e resiliente, capace di rispondere sia alle esigenze quotidiane sia a eventuali emergenze straordinarie.

In conclusione, la Giornata Mondiale della Salute 2025 ci ricorda che la salute non è soltanto una questione medica, ma anche sociale e ambientale. Le condizioni di vita, l’educazione, il lavoro, l’ambiente in cui viviamo e le politiche adottate dai governi influenzano profondamente lo stato di salute delle persone. Garantire “salute per tutti” significa dunque agire su molti fronti: ridurre le disuguaglianze socio-economiche, tutelare l’ambiente e il clima, costruire comunità più inclusive e solidali. Investire in salute non vuol dire solo curare le malattie, ma promuovere il benessere a 360 gradi, ponendo le basi per un futuro più equo, sostenibile e in buona salute per l’umanità intera.

Federica Nobilio

 

 

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