Ciao Danilo, grazie per aver accettato questa intervista. Per cominciare, puoi raccontarci come è iniziato il tuo percorso nel mondo dello spettacolo?
“Ho iniziato studiando canto e nel 1998 ho avuto la mia prima grande occasione con Raffaella Carrà, che per me è stata una seconda mamma e una grande maestra. Con lei ho partecipato alla prima e alla seconda edizione di Carramba che fortuna. Ho continuato il mio percorso da cantante e, nel 2001, ho partecipato al Festival di Castrocaro con un brano inedito dal titolo Sei speciale, classificandomi al secondo posto.
Nel 2003 sono entrato nel cast di Domenica In come cantante, ed è stato proprio grazie a Mara Venier e Nicola Carraro che ho deciso di avvicinarmi alla recitazione. Ho iniziato a studiare seriamente e, poco dopo, ho avuto l’opportunità di debuttare come protagonista nel musical Fame – Saranno famosi. Parallelamente, lavoravo anche nei fotoromanzi per il settimanale Grand Hotel. Da lì è arrivata la possibilità di entrare nel mondo della televisione e, passo dopo passo, ho costruito il mio percorso. Nel 2012, poi, ho partecipato alla prima edizione di Tale e Quale Show con Carlo Conti.”
Il pubblico ti conosce soprattutto per le fiction televisive. C’è stato un ruolo che ha segnato particolarmente la tua carriera?
“Senza dubbio il ruolo che più mi ha segnato è stato quello di Stefano Della Rocca in Centovetrine, una serie in cui ho lavorato per quattro anni. Questo personaggio mi ha dato molta visibilità e ha rappresentato un passaggio fondamentale per la mia crescita come attore. È stata un’esperienza che mi ha permesso di entrare nel cuore del pubblico e che, nel 2008, mi ha regalato la gioia di ricevere il premio come Miglior Attore al Roma Fiction Fest.
Dopo Centovetrine sono arrivate altre esperienze importanti, come Rossella, Il generale dei briganti, Provaci ancora Prof! e diverse partecipazioni a film, musical e commedie teatrali. Lavorare in una serie così amata mi ha dato anche una grande crescita personale: entrare nelle case degli italiani ogni giorno significa confrontarsi con un pubblico vastissimo, di ogni età e provenienza. È stato un onore far parte di un progetto così impattante.”
Oltre alla televisione, hai lavorato anche in teatro e al cinema. Quali sono le principali differenze tra questi ambienti e come ti approcci a ciascuno di essi?
“Ogni forma di recitazione ha le sue peculiarità. Il teatro è una sfida continua: ogni sera devi ricreare l’emozione della prima volta, senza possibilità di ripetere. Il pubblico è lì, davanti a te, e percepisci immediatamente il suo coinvolgimento. Il cinema e la televisione, invece, sono ambienti più “protetti”, dove puoi ripetere le scene e lavorare con più riflessione sui dettagli.
La differenza principale sta proprio nella presenza scenica: in teatro devi essere immediato, mentre in TV e al cinema hai il tempo di perfezionare ogni espressione e ogni movimento. Amo entrambi i mondi: il rapporto con la macchina da presa mi affascina, ma anche l’adrenalina che regala il contatto diretto con il pubblico è impagabile.”
Cosa ti affascina di più del mestiere di attore e quale ritieni sia la sfida più grande?
“Mi affascina la possibilità di immergermi in personaggi diversi da me, esplorando emozioni e storie che non avrei mai vissuto nella mia vita. L’attore ha il privilegio di vivere molte vite e di scavare negli aspetti più complessi dell’animo umano.
La sfida più grande è riuscire a rendere autentico ogni personaggio, farlo vivere in modo vero, in modo che il pubblico si immedesimi. A volte è difficile trovare il giusto equilibrio tra la sfera professionale e quella emotiva, perché questo lavoro richiede tanto di noi. È un mestiere che combina disciplina e sensibilità, e questa combinazione non è sempre facile da gestire.”
Oltre alla recitazione, hai altre passioni?
“Assolutamente! Una delle mie più grandi passioni è il doppiaggio, che mi ha regalato soddisfazioni immense, come il Leggio d’Oro come Voce Rivelazione dell’Anno nel 2007.
Da qualche tempo, poi, sentivo il desiderio di trasmettere ciò che ho imparato nel mio percorso, fatto di studio, gavetta e lavoro. Così è nata l’occasione di diventare docente alla Universal Film Academy, dove formo giovani attori che vogliono intraprendere questa carriera.
Mi piace anche sperimentare nuovi linguaggi: ho avuto l’opportunità di lavorare come speaker radiofonico in un programma brillante e divertente, VIP…iace, insieme a Paciullo, prima per Radio Crik Crok e poi per Radio Roma. Ogni esperienza mi ha dato qualcosa di unico.”
C’è un progetto a cui stai lavorando in questo momento o una nuova sfida che ti entusiasma?
“Sì, e ne sono davvero entusiasta! Dopo 25 anni, stiamo organizzando una reunion dei Carramba Boys, con un progetto musicale e teatrale che renderà omaggio a Raffaella Carrà. È il nostro modo di ringraziarla per averci dato la possibilità di realizzare il nostro sogno e fare il lavoro che amiamo.
Insieme a me ci saranno Massimiliano Varrese, Emanuele Castrucci e Billo. Non posso rivelare troppo, ma posso anticipare che sarà un progetto ricco di emozioni e di sorprese.”
Quale consiglio daresti a un giovane che sogna di diventare attore?
“Il mio consiglio è di avere pazienza e costanza. Questo è un mestiere che richiede molto impegno e non bisogna mai illudersi che il successo arrivi dall’oggi al domani. La preparazione è fondamentale, ma lo è altrettanto non perdere mai la passione.
Essere attori significa affrontare difficoltà, rifiuti e momenti di incertezza, ma la chiave è non arrendersi. Credere in sé stessi, lavorare duramente e continuare a imparare: questo fa la differenza.”