Il Bodo/Glimt vince 2-0 con una doppietta di Saltnes
All’Aspmyra Stadion i biancocelesti cedono sotto i colpi dei padroni di casa. Servirà una rimonta all’Olimpico per agguantare la semifinale.
La Lazio inciampa nell’andata dei quarti di Europa League e torna dalla trasferta al Circolo Polare Artico con una sconfitta pesante: a Bodo finisce 2-0 per i norvegesi, trascinati da un ispiratissimo Saltnes, autore di entrambe le reti. La squadra di Baroni, poco brillante e spesso in affanno, non riesce a contenere la maggiore intensità e organizzazione degli uomini di Knutsen, che dominano a tratti il gioco e mettono più di un piede in semifinale.
Il match
Il freddo pungente e la superficie sintetica dell’Aspmyra favoriscono un Bodo/Glimt più abituato al contesto. Baroni prova a sorprendere puntando su Dia come centravanti, sostenuto da Pedro, Zaccagni e Isaksen, mentre a centrocampo ci sono Vecino e Guendouzi. Ma sono i norvegesi a partire meglio: aggrediscono alti, sfruttano bene le corsie esterne e mandano al tiro più volte Hauge e Berg, trovando però un Mandas attento. La Lazio si chiude, prova a colpire in ripartenza, ma la costruzione è macchinosa e le occasioni scarseggiano. L’unica vera risposta arriva con un colpo di testa di Marusic respinto da Haikin.
Nel secondo tempo, Baroni cambia qualcosa: dentro Lazzari e Dele-Bashiru, ma la musica non cambia. Dopo appena due minuti, il Bodo trova il vantaggio con una splendida azione corale rifinita da Blomberg e conclusa da Saltnes, che sfrutta l’ennesima disattenzione difensiva laziale. Il gol spezza l’equilibrio e la Lazio fatica a reagire. Castellanos prende il posto di Pedro per dare più peso offensivo, ma è ancora il Bodo a fare la partita. Al 69’, Saltnes si inventa un pallonetto delizioso su assist di Hauge e firma il raddoppio che fa esplodere lo stadio.
Nel finale, Mandas si oppone due volte a Saltnes e poi a Bjortuft, evitando un passivo più pesante e lasciando aperta una flebile speranza in vista del ritorno all’Olimpico. Per passare il turno servirà una vera impresa.
Irene Taurino