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Cognome materno ai figli: la proposta di Franceschini riapre il dibattito

In Italia si torna a discutere della trasmissione del cognome ai figli, con una proposta che potrebbe segnare una svolta storica: assegnare ai neonati esclusivamente il cognome della madre. L’idea, avanzata dal senatore ed ex ministro Dario Franceschini, nasce come un gesto simbolico di riequilibrio rispetto a una tradizione che, per secoli, ha favorito il cognome paterno.

La proposta di legge: il contesto

L’annuncio di Franceschini è arrivato nel corso dell’Assemblea del gruppo PD al Senato, dove ha precisato che l’iniziativa è a titolo personale e non vincola il partito. Il suo disegno di legge (Ddl) si inserisce nel più ampio dibattito in corso nella Commissione Giustizia del Senato, dove sono già stati depositati diversi testi da gruppi parlamentari con posizioni differenti sulla questione.

Attualmente, in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale del 2022, ai figli può essere assegnato il cognome di entrambi i genitori oppure, in accordo tra questi, solo uno dei due. La proposta di Franceschini, invece, elimina il doppio cognome e attribuisce esclusivamente quello materno, ribaltando il modello tradizionale che ha sempre visto prevalere quello paterno.

Un’ingiustizia storica da sanare?

L’ex ministro ha motivato la sua iniziativa definendola un “risarcimento per un’ingiustizia secolare” nei confronti delle donne. Per secoli, infatti, il cognome paterno è stato l’unico trasmesso, relegando quello materno a un ruolo secondario o inesistente. Con la sua proposta, Franceschini intende riequilibrare questa consuetudine e affermare un principio di parità tra i genitori.

La questione tocca un tema profondo: il cognome non è solo un’identificazione anagrafica, ma un segno di appartenenza familiare e culturale. Se per generazioni il modello patriarcale ha determinato la prevalenza del cognome paterno, l’eventuale introduzione dell’unico cognome materno costituirebbe una netta inversione di tendenza, con implicazioni sia giuridiche che sociali.

Un cambiamento necessario o una forzatura?

La proposta di Franceschini ha già acceso il dibattito. I sostenitori vedono in essa un passo avanti nella parità di genere e un atto simbolico forte per valorizzare il ruolo delle madri nella società. Dall’altro lato, però, c’è chi la considera una misura eccessiva, che sostituirebbe un’ingiustizia con un’altra, penalizzando il ruolo paterno nella trasmissione dell’identità familiare.

Nel contesto europeo, la normativa varia: in alcuni Paesi esiste già la possibilità di attribuire solo il cognome materno, mentre in altri vige ancora il modello tradizionale. L’Italia, con questa proposta, si collocherebbe tra le nazioni che adottano una scelta netta, senza mediazioni.

Il futuro della riforma

Il dibattito è aperto e sarà il confronto parlamentare a stabilire il destino della proposta di legge. La questione del cognome è più di una semplice formalità burocratica: è un riflesso del cambiamento culturale e sociale in atto. La decisione su quale cognome trasmettere ai figli è, in fondo, una scelta identitaria che riguarda tutti.

Irene Taurino

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